In questo periodo travagliato per l’umanità più che mai è attuale, nel mondo occidentale, il dibattito sulla democrazia, sulla sua efficacia come forma di governo, sulle sue possibili declinazioni.

Nonostante si senta tanto parlare di crisi dei sistemi democratici occidentali, che si sono affermati dal dopoguerra ad oggi, non è in discussione l’assunto che la democrazia sia la migliore forma di governo, quella che di fatto garantirebbe anche uno sviluppo economico e sociale diffuso. L’auspicio è che si possa applicare come forma di governo “universale”.

Gli Stati Uniti si sono presentati come gli alfieri della difesa di tali sistemi e, inoltre, con le loro politiche hanno provato ad “esportare” il proprio modello in paesi con culture e forme di governo differenti. Gli eventi spesso drammatici degli ultimi anni hanno però messo in luce le difficoltà di queste politiche, non tanto forse per un difetto proprio della democrazia quale forma di governo, quanto per la mancanza, in quei paesi, di una cultura compatibile col modello democratico, che non si è riusciti ad affermare con l’imposizione militare. Inoltre riscontriamo processi di sviluppo economico anche in paesi che non adottano gli stessi sistemi democratici, quali ad esempio la Cina. Questi aspetti meriterebbero di essere approfonditi.

In Italia il dibattito si è fatto più acceso negli ultimi anni, anche in relazione alle scelte che il governo ha posto in essere per arginare gli effetti della pandemia, ma in realtà risale già ai tempi dell’adozione della Carta Costituzionale: molti studiosi sostenevano che fosse un modello imperfetto, che avrebbe dovuto essere adeguato alle dinamiche democratiche del contesto sociale. Nei fatti, il contesto sociale ha espresso conflitti che non si sono incanalati correttamente nelle dinamiche democratiche (stragismo, anni di piombo, conflitto tra Stato e mafia); inoltre, al divario economico tra Nord e Sud si è accompagnata una differenziazione nella gestione politica, che al Sud si è espressa in forme assistenzialistiche, al contrario del Nord in cui sono state poste maggiormente in essere politiche per le imprese. L’assetto istituzionale, pensato per un mondo diverso, ha mostrato difficoltà ad adeguarsi alle esigenze di cambiamento espresse dalla società, col risultato di ingenerare pericolose crisi di fiducia nel rapporto tra cittadini e Stato, che si manifesta anche nei processi di rappresentanza democratica.

Oggi tale discussione si concentra sulla situazione contingente, che verte fondamentalmente sui diritti civili e sulle “libertà” dei cittadini: un esempio è dato dalla discussione sulle regole anti-Covid 19. Ma quand’è che un diritto deve prevalere su un altro? Quale diritto diventa più importante? La libertà di espressione/informazione o il diritto alla privacy? O nel caso del Covid 19, la libertà di non vaccinarsi o la tutela della salute pubblica?

Nell’esempio del Covid 19, il dibattito sembra contrapporre democrazia e salute pubblica, ma in realtà contrappone le libertà individuali con le esigenze della civile convivenza: si fraintende il concetto di democrazia identificandola con una sorta di “dittatura dell’individuo”, dove ognuno ritiene di avere il diritto di fare quello che vuole. Il punto è che la democrazia non è assenza di regole, ma implica diritti e doveri per ciascun individuo nella collettività, l’accettazione di regole stabilite dalla maggioranza. La democrazia è il governo della maggioranza che rispetta le minoranze: una maggioranza pro tempore che agisce nel rispetto della minoranza, non sottraendosi al confronto e alla proposta da questa formulata. Ma la democrazia è anche qualcosa che va oltre l’espressione della maggioranza e della minoranza: implica il riconoscimento, sulla base di esigenze di sostenibilità sociale, di un interesse collettivo la cui tutela impone spesso la scelta tra libertà individuale e responsabilità sociale.

In Italia, ma non solo, la democrazia soffre di una carente cultura del dialogo, che si esprime nella difficoltà di confronto tra le differenti posizioni. La difficoltà di dialogo emerge nei diversi contesti sociali, ove spesso si confonde il rispetto dei valori altrui con un malinteso concetto di tolleranza, che invece può nascondere un senso di superiorità. Questo ostacola i processi di mediazione tipici dei sistemi democratici.

Occorre quindi una profonda riflessione sulle difficoltà che le democrazie occidentali attualmente devono affrontare, sui problemi della rappresentanza politica, sull’adeguatezza degli assetti istituzionali e sul ruolo dei processi comunicativi, per contribuire al rafforzamento di una cultura democratica più consapevole delle sfide dei nostri tempi.